Attraverso la piazza di prima mattina, investita da una folata gravida d’acqua.
Il cielo si rischiara. Le rondini gridano, rasenti i tavolini ancora luccicanti di pioggia.
D’un tratto sono a casa, in quella terra impareggiabile da cui il mio cuore proviene.
È un’altra piazza, ad accogliermi.
Con un ciliegio al centro, i bar a cui siede qualche assonnato turista, l’odore del caffé turco e di ricotta, il cielo lavato da un temporale notturno, i pesci brulicanti nelle reti appena tirate a riva.
E il mio respiro che s’espande, infinito, inseguendo i gabbiani.
13 giugno 2008